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TESTI

Maggio 2001, Seoul

…un moncone umano, o meglio un uomo moncone imbracato in gomma di camera d’aria per non lacerarsi i pochi resti di carne rimasta strisciava come un serpente, il suo sguardo avrà visto solo piedi. Era il mercato di Nandemoon, tra centinaia di piedi strisciava come una biscia d’acqua, quella gomma era il suo stesso corpo, un corpo ricucito, ricostruito per essere schiacciato sull’asfalto proprio come le gomme di automobili. In questi giorni è come se stessi vivendo i quadri di Brugel e Bosch, popolati da uomini ridotti in tronchi di carne. Corpi monchi, avanzi di guerre, di epidemie, di carestie, di incidenti, semplicemente carne avanzata e messa a reinventarsi un corpo, un corpo nuovo senza arti, lumache senza guscio che strisciano. Carne avanzata di oggi, come quella di altri secoli, di altre epoche quando la gomma ancora non esisteva, la nuova forma umana.

Corpi che per necessità di sopravvivenza si ricreano una forma, sconfinano nella geografia del corpo per ricostruirsene un nuovo. Questa sensazione qui a Seoul è fortissima, perché qui tutto è in continua fermentazione, qui puoi tastare il polso dell’esistenza umana. Un corpo non ti racconta nulla, ti da sensazioni, un corpo comunica a livello sensoriale. Se si cerca il racconto bisogna seguire la bava limacciosa che i corpi lasciano nel loro percorso, è li che si trova la storia.

…sono andato al mercato del pesce di INCHEON, su molti banchi c’era esposto un pesce molto particolare chiamato AGU, una via di mezzo tra un pesce ed un pollo, lo espongono in due versioni:
nella prima lo si vede intero con la pancia verso l’alto, si presenta particolarmente gonfio, come una pustola pronta ad esplodere le proprie viscere, tumefatto e dilatato come un annegato. Nella seconda viene sventrato e tutte le viscere sistemate da essere distinguibili per gli organi che rappresentano; l'incisione per lo svisceramento è eseguita con molta cura per non dannegiare gli organi. Osservando questa strana carne ho pensato per quale motivo non ci siamo noi al posto di quel pesce o di qualsiasi altro animale, scuoiato, sventrato ed esposto, le nostre carni non sono differenti da quelle degli animali da macello. Quante volte ho pensato al mio corpo sventrato ed esposto in una macelleria in bella visione per attirare i clienti.

...il corpo della donna era straziato dalla storia dei suoi passi, si trascinava a malapena il peso delle borse di plastica era eccessivo per la sua forza, intravedevo delle bottiglie piene, i suoi polsi erano tirati da questo carico. Camminando mormorava qualcosa. Quel dolore non ha epoche, non ha tempo, nè anni, nè mesi, nè giorni, quel dolore continua a trascinarsi negli attimi attraverso i secoli...poi ho accellerato e l’ho superata come uno di tanti.

...non se ne accorse subito che gli si era staccata la cassa toracica...incominciò a roteargli attorno, la rincorse invano, era più veloce della gamba sinistra che gli era rimasta, si sentiva preso in giro ed impotente, essa continuava a roteargli intorno beffegiandolo...ormai aveva capito che il corpo non gli apparteneva più.

 

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